lunedì 26 aprile 2010

Riapertura dei Battenti

Ah bene.. quant'è che non scrivo su un blog? Sarà un anno, due..
Mi mancava davvero questo clima della pagina bianca, dei caratteri messi in fila e delle idee alla rinfusa..
E' come riprendere un diario in mano dopo tanto tempo e riprenderci a scrivere..

E che dire?... .. faccio anche fatica a scrivere con i rumori della casa e quelli fuori.. Le idee fuggono e non si fanno acchiappare.

La giornata di oggi? Tranquilla. Una mattinata serena a Cascina [nel frattempo m'è toccato alzammi ed andare a chiudere l'uscio di camera chè qui non si pòle lavorare così..] e il pomeriggio con il mio amore bello.. M'è preso il matto ed invece di fermarmi sul lungomare di Marina s'è tirato a diritto fino a Livorno.. ho finito il pieno, ma pazienza.

Prossimamente cosa c'è da fare? Lunedì, inizia la settimana.. ma non siamo tanto carichi.. sabato siamo anche in ferie, ci potrebbe stare un altro po' di mare.. Sì, ieri finalmente al mare, dopo un bel po' di tempo, anche troppo. Anche il primo bagno della stagione, il 25 aprile, corsa in acqua a tutto fòo al grido di FOLGOREEE.. e ci si stava anche bene.

Insomma, 'sto post fa schifo ma era solo per riprendere le redini di questa baracca.
Il video in chiusura lo dedico al mio amore che non ha ancora capito come funziona quando tocca a me scrivere sul blog..
A risentirci!

mercoledì 31 marzo 2010

La mia ispirazione (chissà come mai) verte sempre, o quasi, su temi romantici, magari anche drammatici.
Insomma, i versi di Dante mi commuovono sempre e in ogni caso, ma ce ne sono alcuni sui quali mi piacerebbe soffermarmi un po e fare una riflessione; forse le terzine più famose dell'intera Commedia, ma anche le più coinvolgenti, a mio parere: per la gioia di tutte le ragazze, sensibili o meno, riporto qui il passo dell'amor profano per eccellenza: la storia di Paolo e Francesca.

come i versi del V canto ci narrano, la scintilla scoccò mentre i due, leggendo il romanzo su Lancillotto e Ginevra, si immedesimarono nelle righe più sensuali del racconto e come i protagonisti si abbandonarono alla passione.


Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lanciallotto, come amor lo strinse:
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.


Galeotto, sì, il libro e il suo autore: i due cognati però, peccatori per amore, vengono compresi dal poeta fiorentino che si emoziona ascoltando la tragica storia ma al contempo li colloca nel cerchio dei lussuriosi.

Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella personache mi fu tolta;
e 'l modo ancor m'offende.

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.


le tre terzine più illustri del canto fanno da cornice alla tragica morte dei due amanti che, colti in flagrante da Gianciotto Malatesta, marito di lei, vengono assassinati crudelmente.
il patos è al culmine, le parole di Francesca si placano e si ode solo il pianto di Paolo: l'emozione è tale che Dante sviene.

forse è vero ciò che dice Francesca da Rimini, che l'amore non può non essere ricambiato: se compreso e provato il sentimento penso che questo duri anche dopo la morte, come i due.
chi è il vero colpevole, Francesca e Paolo o l'Amor Cortese, propulsore di desideri e sensualità illeciti altamente pericolosi?
secondo me nessuno dei due, finchè non ci si pente dell'atto..ma lascio a voi eventuali commenti.

Ilaria